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Ma il cervello può andare in corto circuito?
Lo sport praticato è un’azione positiva della vita di una persona, può apportare un benessere mentale e fisico non indifferente, aumenta la capacità di fare famiglia e comunità. Purtroppo alcuni soggetti non sono immuni da disturbi psicofisici e minano consapevolmente e non, la loro capacità sportiva e relazionale con comportamenti contrari ai comuni canoni.
Ma quando il cervello va in corto circuito? Quando è in depressione!
La depressione e’ un corto circuito delle aree che elaborano i pensieri positivi e gli aspetti piacevoli della vita. Nei depressi queste aree si accendono ma poi di fatto non riescono a funzionare, come se andassero appunto in corto circuito. Un tratto tipico dei pazienti depressi e’ l’anedonia, ossia l’incapacità di provare piacere e appagamento, gioia e benessere da cose o situazioni che normalmente fanno felici le persone sane. In psicologia e psichiatria, il termine anedonia (parola greca composta dal prefisso negativo an e hēdonē, “piacere”) descrive l’incapacità di un paziente a provare piacere, anche in circostanze e attività normalmente piacevoli come dormire, nutrirsi, le esperienze sessuali e il contatto sociale.
La depressione è una patologia dell’umore caratterizzata da un insieme di sintomi cognitivi, comportamentali, somatici ed affettivi che, nel loro insieme, sono in grado di diminuire in maniera da lieve a grave il tono dell’umore, compromettendo il “funzionamento” di una persona, nonché le sue abilità ad adattarsi alla vita sociale. La depressione non è quindi, come spesso ritenuto, un semplice abbassamento dell’umore, ma un insieme di sintomi più o meno complessi che alterano anche in maniera consistente il modo in cui una persona ragiona, pensa e raffigura se stessa, gli altri e il mondo esterno.
GiorgioV
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